Con l’avvio della fase 2 anche noi liberi professionisti assistiamo a timidi – timidissimi - segnali di ripresa, dopo quasi tre mesi di pressoché totale inattività.
Il lockdown, indispensabile per fermare i contagi, ha bloccato di fatto il lavoro di aziende e soprattutto di una moltitudine di lavoratori autonomi e titolari di partita Iva; per questi ultimi la situazione particolare che abbiamo vissuto ha portato alla luce la
storica mancanza di tutele previste per altri lavoratori.
Di alcuni lavoratori autonomi si è parlato molto. Parrucchieri, negozianti e ristoratori sono diventati quasi il simbolo della perduta
normalità: quante volte abbiamo discusso del desiderio di avere i capelli in ordine, o di goderci una cena fuori casa? Altri liberi professionisti sono rimasti nell’ombra anche a questo giro:
difficile, in effetti, che a qualcuno mancasse una traduzione dal cinese.
Sono un’interprete e traduttrice titolare di partita Iva, e nei mesi di marzo e aprile ho ricevuto l’indennità di 600 Euro prevista dal Decreto
Rilancio. Anche con una puntualità che mi ha piacevolmente stupito.
Per il mese di maggio invece, l’articolo 84 del Decreto Rilancio prevede il riconoscimento di un’indennità di 1.000 Euro a favore dei
lavoratori autonomi titolari di partita IVA ed iscritti alla Gestione separata INPS, a condizione che sussista una comprovata riduzione di almeno il 33% del reddito nel secondo bimestre
2020, rispetto al secondo bimestre 2019.
Riduzione del reddito quindi, e non di fatturato.
Probabilmente non a tutti è chiaro – ma a un Ministro dell’Economia dovrebbe esserlo – che le fatture in Italia vengono pagate, bene che vada, a
60 giorni dall’emissione. Ciò significa che eseguo un lavoro a metà dicembre, e se il mio cliente è puntuale, mi fa un bonifico a fine febbraio-inizio marzo.
La sospensione dei lavori dovuta all’emergenza Covid ha portato, per i professionisti che emettono fattura, a una contrazione del fatturato;
mentre è probabile che gli incassi di marzo e aprile non siano stati tanto diversi da quelli dell’anno prima.
Facciamo un esempio pratico: fra marzo e aprile di quest’anno ho fatturato la fantasmagorica cifra di 280 Euro, perché in questi mesi le aziende
chiuse non potevano certo commissionarmi traduzioni, ma ho ricevuto pagamenti di fatture emesse fra dicembre e gennaio, per lavori eseguiti quando ancora gli effetti del lockdwon non si
sentivano. Lo scorso anno fra marzo ed aprile avevo fatturato venti volte tanto.
Quindi, pur non avendo potuto lavorare in marzo ed aprile, non potrò, in assenza di modifiche, accedere al bonus di maggio.
Peraltro, al momento pare improbabile che io possa richiedere il contributo a fondo perduto previsto dall’articolo 25 d.l 34/2020 ed
erogato dall’Agenzia delle Entrate a chi ha subito una diminuzione del fatturato di almeno il 33% nel secondo bimestre del 2020, perché al momento risulta escluso da questa platea di beneficiari
chi ha percepito i 600 Euro nei mesi precedenti.
Mi auguro che nei prossimi giorni si arrivi su questi punti ad una chiarezza in mancanza della quale molti lavoratori verranno ingiustamente
penalizzati; altrimenti, che chi di competenza ci spieghi in quale universo parallelo le fatture dei lavoratori autonomi vengono pagate appena emesse.
Cristina Franzoni
e le colleghe Sabina Silenzi e Stefania Cortesi
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