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Cari imprenditori

Cari imprenditori,

noi interpreti c’eravamo.

 

Eravamo lì, durante ogni incontro di lavoro, a tradurre i vostri interventi anche quando parlavate in dieci e tutti insieme;

c’eravamo quando “no tranquill* è solo una chiacchierata informale, non c’è bisogno di documenti per prepararti, e dai che lo sai benissimo il cinese – inglese – hurdu – dialetto birmano "  per poi trovarci in un’aula universitaria a tradurre di teoria dei quanti (tanto, non vi crediamo quando dite così, e passiamo comunque la notte a studiare. Circoscrivere gli argomenti da approfondire, però, aiuterebbe);

siamo stati a congelarci nei cantieri,

ad arrostirci nelle acciaierie,

a frullarci nei simulatori di volo,

e pure con le cuffie sugli elicotteri durante gli addestramenti.

C’eravamo quando ci chiedevate di tradurre ai vostri clienti stranieri barzellette con giochi di parole incomprensibili al di fuori dell’Italia (“il signor direttore commerciale sta raccontando una storia che non fa assolutamente ridere, ma vi prego ridete molto sennò si offende”);

c’eravamo quando si trattava di attenuare i toni dei discorsi in momenti di nervosismo e stanchezza –  con gli ospiti stranieri che attribuivano l’associazione fra  “potreste gentilmente rivedere i termini dell’offerta e le date di consegna?” ed i pugni sul tavolo di manager paonazzi ad una delle tante stravaganti usanze italiane;

c’eravamo in pranzi di lavoro interminabili, senza riuscire a mangiare un boccone;

eravamo eleganti nelle giornate di incontri in fiera, e con le scarpe antinfortunistiche nelle officine;

c’eravamo quando si partiva per un lavoro di pochi giorni, che diventavano settimane (e sempre con la stessa valigia!);

eravamo con voi ed i vostri dipendenti, a creare “famiglia” ad ogni incarico, e ogni volta era un po’ triste doversene andare.

C’eravamo per mettere la nostra professionalità a vostra disposizione nei rapporti con altri popoli.

 

E ora, cari imprenditori, quando si riprenderà, non dimenticate l’importanza di un interprete professionista nei vostri scambi commerciali o culturali.

Forse non sarà più come prima, ma non è detto che sia un male.

Probabilmente si viaggerà meno.

Saremo tutti costretti a riorganizzarci, e a servirci al meglio della tecnologia.

Immagino, ad esempio, B2B in remoto, in modo da operare una prima scrematura fra le aziende straniere con cui collaborare.

Questo, e molto altro, costituirà una sfida in cui tutti dovremo impegnarci. Maggiore efficienza lavorativa, e meno impatto sul pianeta. Che la sostenibilità ambientale non è più un’opzione rimandabile.

 

Noi interpreti ci saremo ancora, pronti a collaborare, per lavorare, assieme a voi, al grande cambiamento che ci aspetta.

 

(in foto, la t-shirt realizzata in occasione della Giornata mondiale del traduttore a favore di Medici senza frontiere. E il solito mandorlo, quello della gazza che ancora non sono riuscita a fotografare).

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Commenti: 2
  • #1

    Vaschino (domenica, 03 maggio 2020 19:35)

    La speranza condivisa si limita all'arrivo di un vaccino per tornare a una mediocre normalità, per tornare a correre in tutte le direzioni tranne quella della sostenibilità d.elle nostre scelte., per tornare a fare quello che facevamo prima, che però, forse, era il vero problema. Troveremo il modo di adattarci alla nuova realtà che ci aspetta, ci saranno opportunità per molti, diverse. ma ci saranno. Ma chi sta dimostrando talento e lungimiranza nel prospettare ripartenze virtuose verrà messo in disparte, apprezzato ma invisibile, come quella gazza che vola su un mandorlo ma nessuno riesce a fotografare-,

  • #2

    Cristina (domenica, 03 maggio 2020 19:57)

    speriamo di no... forse siamo più di quanti immaginiamo a pensarla così! (me lo ha detto la gazza)