Laureate da poco e alle prese con i primi incarichi di traduzione ed interpretariato, un'amica e collega, anche lei interprete in cinese, ci raccontava questo episodio buffo ma emblematico: varie mamme, fra cui la sua, si scambiavano opinioni sul lavoro dei figli - chi ingegnere, chi insegnante, o commesso; "e tu, mamma, che hai detto?" "ah niente, io mica lo so che lavoro fai!".
La mamma della mia amica, e anche la mia, suppongo che col tempo abbiano compreso in qualche modo quello che facciamo per vivere, ma chissà che avranno immaginato le amiche all'epoca sul lavoro misterioso della figlia (agente dei servizi segreti? capoclan? signorina molto socievole?).
Ora, non so se capita anche a chi traduce da altre lingue (il cinese viene considerato, e a ragione, particolarmente complicato e pare impossibile che a qualcuno sia venuto in mente di studiarlo - a volte, pare impossibile anche a me -) ma la domanda fatale è tuttora in agguato.
Forse perché non ci si spiega come sia possibile pagarci le bollette, o perché "tanto c'è Google Translator", o magari perché "se ti diverti a farlo non può essere un vero lavoro", il quesito A VOLTE RITORNA.
Anche nel pieno di un incarico in cui abbiamo ricevuto complimenti per la padronanza della lingua, o durante una trattativa con un nuovo cliente per definire compenso e data di consegna, arriva, improvviso, il dubbio:
"Ma tu, NORMALMENTE, che lavoro fai??"
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Sabina (domenica, 10 maggio 2020 14:25)
Dalle mamme alle figlie: F: chi ha vinto il David come miglior film?
M: il traditore
F: avevo capito" il traduttore". Pensavo fosse un film su Google
Non dico altro